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Inter si Rivede Il Vecchio Spirito

Tre gol per un poker. È tornata l' Inter, quella vera, quella che non si arrende mai e che vuole sempre provarci, anche quando la situazione sembra essere negativa. A certificare questa specie di rinascita è arrivata la vittoria (3-2) contro il Cska, quarto successo consecutivo nelle ultime quattro partite in Champions League a Mosca. I nerazzurri avevano vinto il 31 ottobre 2006 (1-0) nello stadio Luzhniki, ma contro lo Spartak (gol di Cruz); si erano ripetuti un anno dopo contro il Cska (2-1, con Crespo e Samuel in rimonta); si erano guadagnati la qualificazione alla semifinale ancora contro il Cska il 6 aprile 2010 (punizione di Samuel) e hanno capovolto le prospettive europee, che apparivano negative dopo la sconfitta di San Siro contro i turchi del Trabzonspor (14 settembre, 0-1), riuscendo a vincere una partita che in avvio si era messa benissimo, salvo complicarsi nella parte finale della ripresa.
La girata in rete di Lucio (con leggera deviazione), dopo sei minuti (non segnava in Europa dal 12 marzo 2008), ha lasciato immaginare che la serata potesse essere propizia all' impresa; il raddoppio di Pazzini ha dato l' impressione che l' Inter potesse bucare facilmente la traballante linea difensiva del Cska. La punizione trasformata da Dzagoev, a recupero scaduto, ha rimesso in gioco la squadra di Slutski; la conclusione vincente di Vagner Love, brasiliano con trecce blu, non soltanto ha ristabilito l' equilibrio, ma ha fatto pensare a un finale di fuoco, con i russi in grado di completare il sorpasso. Ma qui è uscito il vecchio spirito dell' Inter, metabolizzato dall' ultimo arrivato, Maurito Zarate, quello che sembrava più lontano da una condizione accettabile che gli consentisse di calarsi nella nuova realtà. Novanta secondi dopo aver subito il 2-2, Cambiasso ha pescato Zarate, che prima ha domato il pallone, poi ha trovato l' angolo dove Gabulov mai sarebbe arrivato, e infine ha firmato il 3-2, che vale molto, non soltanto per la classifica, ora tornata accettabile. Gol d' autore, gol che lascia il segno. L' Inter ha vinto a Mosca non per caso e nemmeno per una fortunata combinazione astrale, ma perché ha giocato una partita di spessore e non ha mai rinunciato all' idea di colpire, anche nei momenti in cui la pressione del Cska si è fatta più forte, ritrovando il senso del gioco verticale, che sembrava essere stato smarrito. Ancor più che a Bologna si è visto quali siano gli effetti di una squadra dove gli uomini giocano al loro posto e dove tutti fanno quello che sanno fare, con reciproca soddisfazione. La partita di Cambiasso, che sembrava fra i più in difficoltà fino a Novara, riassume il senso dell' Inter ritrovata: davanti alla difesa, come vertice basso del rombo, ha recuperato un' infinità di palloni e ha sempre cercato di far ripartire l' Inter, con la ciliegina dell' assist finale, che ha portato al 72,02% la percentuale dei passaggi azzeccati e al 66,67 di contrasti vinti. I nerazzurri hanno costruito altre tre occasioni da gol nel primo tempo, nitida quella di Obi dopo dieci minuti. Anche nella ripresa, quando il Cska ha accentuato la pressione, i nerazzurri non hanno mai rinunciato a cercare il terzo gol, mancandolo per una questione di dettagli che dovranno essere migliorati. E ha sorpreso l' immediatezza con la quale la squadra ha trovato ancora il guizzo per il 3-2, nonostante la stanchezza e la difficoltà dei cambi per mancanza di alternative, causa i tanti infortuni. Il fatto che siano passati appena otto giorni dal disastro di Novara fa pensare che Gasperini e la squadra parlavano linguaggi completamente differenti. E incomprensibili. Ranieri non ha fatto un miracolo, ma ha ridato all' Inter la coscienza della propria forza e ha cercato di nascondere i difetti che questa squadra ancora ha (anche per il tempo che passa). Dovrà ancora lavorare molto, ma l' inizio non avrebbe potuto essere migliore.


corriere.it
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