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L'Inter prenota la sfida con Messi

Battendo il Cska Mosca l’Inter è in semifinale di Champions League. Non accadeva da sette anni, dalla notte in cui al «Mestalla» di Valencia difese con i denti il gol di Vieri all’andata e quello segnato nei primi minuti del ritorno: alla fine perse 2-1 e fu una partita epica quanto questa si è spenta subito, sopita dal gol su punizione di Sneijder dopo 6’ con un tiro passato in mezzo alla barriera.

A differenza che in quel match contro gli spagnoli, che erano una formazione bella e assatanata, si è capito all’istante che la buona volontà non sarebbe bastata ai russi per rimettere in sesto i cocci: una squadra del genere può segnare 3 gol ai nerazzurri solo se li ubriaca di vodka ma non è stato questo il caso. Anzi se non ci fosse stato lo spettro di un campionato improvvisamente affannoso a consigliare il risparmio di energie, l’Inter non avrebbe tirato il freno a mano prima di quanto sperasse Mourinho, badando all’1-0, quinta vittoria consecutiva in questa Champions, la meno esaltante.

Non è stato un ingresso in semifinale in «pompa magna». Modesto lo spettacolo, ridotte le emozioni. I nerazzurri hanno fatto quanto bastava per raggiungere l’obiettivo e niente di più: dopo aver ottenuto il vantaggio hanno lasciato l’iniziativa agli avversari e hanno cercato di arrivare in fondo senza problemi e con le gambe sane, impresa non semplice perchè le entrate dei russi sono diventate ruvide, più per la foga mal controllata che per la cattiveria. Sneijder ha preso un paio di pestoni alla caviglia malandata, Eto’o ha rischiato sull’intervento di Odiah che ha portato alla seconda ammonizione del nigeriano, tuttavia Mourinho può tirare un sospiro di sollievo: aveva paura che questo sforzo incidesse sul prossimo impegno di Firenze ma non può dire che i suoi si siano stancati e quanto all’allarme del portoghese sulle condizioni del terreno c’è la conferma che era strumentale. Che l’erba sia sintetica anzichè naturale può fare differenza per le mucche, per chi sa giocare al calcio non cambia quasi nulla.

Lo scoglio verso la finale di Madrid è stato superare il Chelsea negli ottavi e lo sarà altrettanto, se non di più, la semifinale contro il Barcellona di Messi: match veri, roba da Europa di prima classe. Con il Cska siamo scesi negli scantinati del grande calcio. Il football russo fatica a decollare nonostante i miliardi e i miliardari che ha alle spalle: forse i nuovi ricchi preferiscono scolarsi il Brunello a mille euro la bottiglia in qualsiasi ristorante alla moda moscovita piuttosto che investire sui campioni del pallone. Comprano stranieri improbabili e di seconda fascia.

Un fantasista giapponese, un attaccante ceco (e cieco perchè vede poco la porta), un’ala cilena: con i giocatori esibiti contro l’Inter è quasi inspiegabile che il Cska sia entrata tra le prime otto della Champions League e forse è la ragione per cui i suoi tifosi hanno continuato a urlare e ad applaudire felici una squadra che usciva dal sogno senza farlo vivere. Nella ripresa, nonostante l’espulsione prematura di Odiah che li ha ridotti in dieci, i moscoviti hanno cercato le strade verso il pareggio e il basso impegno dell’Inter gliele ha lasciate percorrere salvo quando il pericolo diventava eccessivo: Julio Cesar ha fatto in tutto due parate, qualche tiro ha lambito il palo ma sono state più concrete le due possibilità di Milito per il raddoppio, fallite anche per la bravura di Akinfeev.

Dunque la missione interista era andare avanti e l’ha fatto. Mourinho da ieri sera ha fatto ufficialmente meglio di Mancini in Europa e ha dato finalmente una soddisfazione a Moratti che l’aveva ingaggiato per questo. Adesso il sentiero si impenna, davanti c’è il Barcellona di Messi. Le due vittorie nei quarti di finale non devono alimentare illusioni, semmai lo possono fare l’intelligenza e l’autorevolezza viste con il Chelsea. Quella è la pietra di paragone da cui l’Inter può trarre fiducia. L’ultima volta, in semifinale, le toccarono due derby di tremenda tensione, giocati sul filo degli episodi: i pareggi condannarono i nerazzurri per la rete di Shevchenko nella partita «fuori casa». In sette anni sono cambiate molte cose. Calciopoli ha fatto dell’Inter la squadra più potente d’Italia. In Europa se ne devono ancora accorgere ma la strada da Mosca è tracciata. Non si sa mai.

lastampa.it
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