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Inter batte Atalanta, allarme Sneijder

Di nuovo in testa e ancora in ansia. La pratica contro l’Atalanta che ha permesso all’Inter di risorpassare la Roma in attesa che giochi con la Samp non si è esaurita in modo del tutto indolore se l’infortunio che ha bloccato Sneijder nell’intervallo lo terrà fuori dalla partita di Barcellona. Si è fatta l’abitudine agli allarmi che scattano attorno all’olandese prima di ogni trasferta di Coppa. Il dubbio è che prima o poi ce ne sia uno vero e sarebbe un guaio se fosse questa l’occasione perché senza Sneijder i nerazzurri perdono il tecnico delle luci, l’uomo che illumina il palcoscenico.

Anche ieri, seppure sotto tono e più impreciso del solito, Sneijder ha guidato l’Inter alla rimonta dopo la rete atalantina di Tiribocchi: ha lanciato Milito nell’azione del pareggio, ha mandato Eto’o in profondità per l’assist del 2-1 e quando c’è stato un guizzo nella manovra sempre un po’ pesante la firma è stata sua. Non averlo al Camp Nou è una prospettiva che preoccupa Mourinho, cui non rimane che sperare nella capacità di recupero del fantasista arrivato a Milano in extremis e forse senza la sua completa benedizione, dal momento che in estate il tecnico aveva insistito per avere Deco. Gli accertamenti delle prossime ore diranno se il risentimento al retto femorale della coscia destra è roba seria o passeggera.

Con l’Atalanta il pericolo non c’era. Per quanto si filosofeggiasse sulle motivazioni degli atalantini in cerca di una difficilissima salvezza, esiste ancora una cosa che si chiama qualità: tra le due squadre nerazzurre del campionato l’unico punto di contatto rimane il colore delle maglie. Mutti si illudeva di sfruttare la stanchezza degli interisti, Mourinho irrobustiva il turnover in difesa e a centrocampo ma finché gli rimane gente inossidabile come Javier Zanetti e Milito può dormire sonni tranquilli. Dopo aver ingabbiato Messi in Champions, Zanetti ha levato senza problemi l’ossigeno a Valdes e poi a Ceravolo che ha una quindicina d’anni meno di lui: senza minacce, strepiti e cazzotti la vera risposta dello spogliatoio a Balotelli è la sua, quella di un professionista che a 37 anni perde raramente un colpo e che dove lo piazzi sta, con la giusta misura.

Milito invece è uscito con i crampi dalla notte del Barcellona ed è entrato con un morbido pallonetto nel pomeriggio dell’Atalanta. Un altro argentino silenzioso ed efficacissimo. L’Atalanta aveva cominciato bene con il gol di Tiribocchi, sfuggito a Materazzi che ricorda un buttafuori più che un difensore: forse Matrix stava aspettando che sbucasse dal tunnel un ventenne nero di pelle e con la capigliatura strana per prenderlo a calci, sta di fatto che il lancio di Manfredini lo coglieva disattento. Due minuti dopo, Tiribocchi aveva l’occasione del raddoppio: ancora un vuoto difensivo per un colpo di testa, fuori di un nulla. L’Atalanta perdeva la baldanza, si impappinava, sbagliava gli appoggi tra difesa e centrocampo alimentando la pressione interista, preludio a un destino già scritto.

Fa sorridere che l’1-1 sia arrivato da un lancio di Sneijder a Milito in una metà campo sguarnita di difensori a parte Bianco incapace di respingere la palla: era un rovesciamento dei ruoli, il contropiede subìto dal più debole e in vantaggio. L’Inter poteva rilassarsi. C’era tutto il tempo per arpionare la vittoria indispensabile per la classifica: il 2-1 giungeva prima dell’intervallo, firmato da Mariga sull’assist di Eto’o (unica prodezza del camerunense imbastito). Sulla traiettoria c’era Muntari che deviava la palla diretta in porta e sgraffignava al keniano la paternità della rete. La ripresa era più lineare. L’Atalanta recriminava al 5’ per un contrasto in area di Chivu su Ferreira Pinto, che accentuava molto la caduta, l’Inter coglieva il 3-1 con il tiro dello stesso Chivu, potente e angolato: per festeggiare il romeno si toglieva il casco che gli protegge la testa dopo il grave infortunio di Verona, un modo per levarsi il cappello davanti a una squadra che non sa godere neppure delle grandi vittorie ma che non molla. Adesso il Barcellona.

lastampa.it
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