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Champions, lezione Inter al Barça

Interissima. Rimonta e sgonfia il Barcellona, da 0-1 a 3-1, in capo a una ordalia che rimarrà nel cuore di molti. È il capolavoro di Mourinho, è la conferma di quanto la squadra lo segua e ne apprezzi l’elettrica ombrosità. Passati in vantaggio, i campioni d’Europa hanno pensato che il più fosse fatto. Non sono stati fortunati: Milito, sul terzo gol, era in fuorigioco, e manca un rigore. Mercoledì prossimo, al Camp Nou, sarà un’altra musica, forse, ma non un’altra partita. Di sicuro, alla finale del Bernabeu è più vicina l’Inter. Ibra e Messi, deludenti, dovranno moltiplicarsi per rovesciare il pronostico: rovesciare, non onorare.

Inter-Barcellona è stato un confronto di stili, di ambizioni, di tutto. Al diavolo i calcoli: Messi o non Messi, Mourinho sceglie la formula Chelsea, Pandev, Sneijder, Eto’o più Milito. Guardiola deve rinunciare a Iniesta, raffinato cesellatore di trame. I mille chilometri in torpedone hanno lasciato tracce non meno maliziose delle pendenze ereditate dalla fase a gironi. Mordi e fuggi contro possesso palla: si gioca a carte scoperte. Non che l’Inter stia a guardare: arma un pressing tambureggiante e cerca Milito, in un caso «arrestato» dalla miopia di un assistente. Messi, lui, pascola fra Motta e Cambiasso, ora nascosto ora curioso. Laggiù c’è Ibra, atteso al varco da Lucio e Samuel, il primo a chiedergli i documenti (a modo suo, naturalmente). La ninna nanna di San Siro viene falciata nel giro di due minuti: una sventola di Eto’o, deviata da Valdes, e il gol del Barça. Sembra un’azione qualsiasi, fa tutto Maxwell: scarta Cambiasso, profitta del pisolo di Lucio e vellica l’appetito di Pedro. Maxwell, l’ex di scorta.

Il torello del Barcellona è anestesia pura che, però, non addormenta sino in fondo il paziente. L’Inter si scuote, si agita. Pandev-Milito, fuori d’un pelo, poi il pareggio, da Eto’o a Milito a Sneijder. Notizie di Messi, poche: segno che la ragnatela funziona. Strappare la bacchetta a Xavi: quando i centrocampisti ci riescono, la squadra di Mourinho azzanna la partita; altrimenti, non c’è trippa per gatti. Non a caso, l’Inter molto assomiglia, per fisicità e risorse, a quel Chelsea di Hiddink che, più di tutti, mise in crisi il Barça. Idee chiare, Mou: lavorare di testa e concedere a Messi «solo» la prima mossa. La difesa alta dei catalani è, insieme, incubo e invito. Prova ne sia il folgorante contropiede che la buca in avvio di ripresa, sintesi di come vanno stanati i campioni di tutto: palla sradicata a Messi, Sneijder lungo a Milito, ciao Puyol, tocco all’arrembante Maicon. Vi lascio immaginare lo stadio. Concentrazione estrema e strappi laceranti: è l’Inter che ha studiato la lezione, è l’Inter che profitta della nuvola, ammesso che c’entri qualcosa. Per un sinistro di Messi, rintuzzato in tuffo da Julio Cesar, bisogna aspettare quasi un’ora. Il portiere poi si supera su Busquets, smorzandone la schiacciata. Sneijder, altro che Messi: l’olandese inventa sentieri, snida rivali e - di testa, addirittura - serve la palla dell’apoteosi a Milito, in fuorigioco, al culmine di una caccia grossa di Thiago Motta e un cross di Eto’o. La terna, globalmente casalinga, si inchina alla rotondità della manovra.

Guardiola, stordito, toglie Ibra, il solito fantasma dell’opera, piazza Abidal a sinistra, arretra Keita e avanza Maxwell. E Henry, no? Mai visto un Barcellona così tatticamente sradicato dalla sua cattedra. Sul versante opposto, ecco Chivu al posto di Maicon (dente per dente...) e Balotelli per Milito, prezioso nelle sue traversate verticali e orizzontali. Il Barcellona non ci capisce più niente. Aveva ragione Mourinho: «Loro, i più bravi; noi, però, più bravi che a novembre». Sembra un naufrago, Messi: ci prova su punizione, ma Julio Cesar è lì, non più amletico come in campionato. Per l’Inter, sesta vittoria consecutiva in Champions: e lo scudetto sempre lì, a un passo dalla Roma; e la Coppa Italia, a tiro di finale. Fatti, non parole. Al Camp Nou sarà dura, che discorsi, ma avrebbe dovuto esserlo anche a Londra, se è per questo. L’Inter si chiude a chiave e blinda porte, finestre, tutto. Là dove Piqué trova uno spiffero, si immola Lucio. E là dove non può immolarsi nessuno, provvede l’arbitro: su Dani Alves era rigore. Balotelli se ne va sbattendo per terra la maglia, furibondo con i tifosi. Fiele nel miele.

lastampa.it
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1 comments

  1. che vuol dire Vellica?
    "Sembra un’azione qualsiasi, fa tutto Maxwell: scarta Cambiasso, profitta del pisolo di Lucio e vellica l’appetito di Pedro. Maxwell, l’ex di scorta."

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