Per l’Inter ieri mattina primo allenamento Champions, due gruppi, nel primo chi ha giocato venerdì sera, nell’altro riscaldamento, esercitazioni e partita a ranghi ridotti. Oggi allenamento mattutino, ritrovo lunedì, alle sedici ultima seduta, notte ad Appiano, martedì rifinitura seguita da una breve sessione tecnica, ore 19 stadio San Siro, ore 20,45 Inter-Barcellona. Mourinho svolge riunioni tecniche ogni giorno, a volte prima, a volte dopo l’allenamento, a volte prima e dopo. E non obbliga nessuno a seguire le partite davanti al tv color, ad Appiano va in onda la libera visione, frega zero Barça-Espanyol come Lazio-Roma, poi chi vuole si organizza, ma niente cinema di gruppo.
La squadra è infastidita, ma il pallone c’entra poco, il disagio arriva da fuori, come quando si è in automobile e si avverte odore di bruciato. Mentre l’Italia si chiede chi ha detto «Collina» e si fatica a cogliere una visione ad ampio respiro, l’Inter si chiude sempre più.
Poi vedi Josè che dopo il gol alla Juve esulta come Tardelli, Maicon che si autodistrugge il petto e giura che resterà qui assieme allo scudetto, il presidente che sarà anche stressato ma fa terapia ogni tre giorni circa quando gioca l’Inter e si disintossica, e chiedi perché tutto questo dovrebbe finire.
Moratti conosce il suo destino, inutile chiederglielo, è nota la risposta: intanto vinciamo, poi si vedrà.
Davanti a tanta roba sarà curioso vedere chi se ne va. Balotelli è una ipotesi che prende sempre più consistenza, proprio ora che Supermario sembra rientrato nei ranghi, lavora come chiede Josè, è determinante. Dopo Manchester City e Arsenal adesso si è fatto sotto lo United che offrirebbe Dimitar Berbatov e tante sterline. Solo un’indiscrezione, ma il rapporto fra lui e Mourinho resta di pura opportunità, dialoghi ridotti all’osso, il necessario per evitare nuove incomprensioni.
Di sicuro Mario Balotelli non parte titolare con il Barcellona. E forse con il Barcellona c’è addirittura un’asse, il nome di Balotelli da quelle parti gira e tanto. Mario fece un provino da giovanissimo e mancò poco che al Barcellona ci rimanesse, in tre partite al Camp Nou fece otto reti e i dirigenti erano entusiasti. Pare che il problema fosse la sua cittadinanza, ostacolo che ora non c’è più, mentre nel frattempo a Barcellona c’è Zlatan Ibrahimovic. La partenza di Mario è valutata attentamente, qui si parla di un diciannovenne che calcia le punizioni in una squadra dove ci sono marpioni e scafati capitani di squadre nazionali. L’ivoriano Yayà Tourè e il talento di Bojan Krkic sono due alternative interessanti, ci sarebbe anche Leo Messi, ma qui si entra nei rapporti personalissimi fra Juan Laporta e Massimo Moratti, con qualche promessa che i due si sono scambiati. Laporta al termine della stagione lascia la presidenza del Barcellona e nel frattempo non può toccare i gioielli, ma pure Sandro Rosell, che gli succederà, ha Mario Balotelli sul taccuino. Poi ci sarebbero Pep Guardiola e Josè Mourinho, dopo il loro scontro i loro destini appariranno più chiari.
ilgiornale.it
0 comments