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Il Barça fa peggio dell'Inter Il Rubin vince al Camp Nou


"A volte, nel calcio, i miracoli accadono", aveva detto il tecnico del Debrecen alla vigilia della sua partita. Purtroppo per lui, la sua massima si è concretizzata al Camp Nou e a beneficiarne è il Rubin, che vince contro pronostico - ma senza rubare nulla - sul campo dei Campioni d'Europa.

FRATELLI FISCHIETTI — Un paio di cambi per Guardiola rispetto alla formazione ipotizzata alla vigilia: solo panchina per capitan Puyol, c'è Marquez al suo posto, neanche quella per Keita, che lascia spazio a Pedro Rodriguez, già decisivo in Europa in Supercoppa; c'è Ibra, che stringe i denti e cerca la prima affermazione in Champions. Rubin Kazan in "teorica" formazione a trazione anteriore: 4-2-3-1 con il solo Dominguez di punta. Curiosità per quanto riguarda la terna: dirige Laurent Duhamel, il fratello Stephan lo assiste in qualità di guardalinee.

C'E' SEMPRE LA PRIMA VOLTA — L'arbitro francese non fa in tempo a dare il via alla gara che il Barcellona si dismipegna nella più classica delle sue "azioni alla mano", Iniesta cerca la meta, ma difensore e portiere lo mettono in mezzo: sembrerebbe rigore solare, ma si prosegue. Capovolgimento di fronte, Ryazantsev si traveste da cecchino e da 30 metri punta e spara un missile all'incrocio che Valdes può solo ammirare detonare alle sue spalle. Il Rubin è clamorosamente in vantaggio, la squadra di Guardiola è sotto per la prima volta in stagione e dà l'impressione di aver accusato il colpo: le gambe non girano e l'approccio alla partita non sembra quello delle grandi occasioni.

IBRA-GODOT — Lo svedese è nella sua classica versione Champions: svogliato, caracolla per il campo, cerca la giocata, ma quasi sempre la sbaglia. Messi, viceversa, è un diesel e carbura alla distanza, ma le sue invenzioni a 50 metri dalla porta difficilmente possono creare pericoli al Rubin. Il più attivo e continuo, invece, è proprio Pedrito, che sfonda sulla fascia e mette in mezzo traversoni interessanti, sui quali, però, Ibrahimovic è costantemente in ritardo. Il giovane della "cantera" azulgrana, allora, prova a risolvere da solo, dilettandosi nel colpo di testa, non proprio la specialità della casa, ma Ryzhikov è attento e sventa.

LAMPO SVEDESE — Il secondo tempo sembra cominciare sulla stessa falsariga del primo, ma al 3' si sveglia Ibra, che scatta sul filo del fuorigioco, controlla di petto e spolvera il palo alla destra del portiere avversario con uno splendido diagonale. Primo gol in Champions con la nuova maglia per l'ex attaccante dell'Inter. A questo punto ci si aspetterebbe il forcing dei padroni di casa e invece la partita scivola via a ritmi troppo bassi per le abitudini azulgrana: il Rubin controlla senza sudare, ma non riesce più a replicare.

FORTINO RUSSO — Il Barcellona, però, sembra la brutta copia dell'originale: lento, prevedibile, svogliato e impreciso. Ed infatti, come una cambiale, ecco l'ennesimo errore dei ragazzi di Guardiola: pasticcio in compartecipazione Krkic-Tourè, Dominguez s'invola e serve la sovrapposizione di Karadeniz, il cui diagonale lascia di sasso Valdes. Primo tiro in porta del secondo tempo, secondo della partita nello specchio, e il Rubin è di nuovo incredibilmente in vantaggio. Il Barcellona di oggi è incapace di reagire, ma nonostante questo va vicinissimo al pari in almeno due occasiono: con Ibra - traversa in mezza rovesciata - e Touré - palo di testa su corner - proprio nell'ultima azione della partita. Incredibile epilogo della terza giornata: Rubin in testa alla classifica nel gruppo F con Barcellona e Dinamo Kiev, Inter ultima, anche se ad un solo punto dalla vetta.

gazzetta.it
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