Una notte da incubi per l'Inter. O, per liofilizzare l’analisi post-partita di Mazzarri, «una serata in cui è andato tutto storto perché la palla non sarebbe mai entrata». Il giorno dopo la grande batosta la ferita fa meno male, perché le riflessioni notturne dell’allenatore hanno anticipato i consueti chiarimenti del martedì, quelli in cui, a freddo e con lucidità, certi argomenti si possono affrontare più serenamente.
E invece con i giocatori costretti velocemente a raggiungere i ritiri con le rispettive nazionali, il tecnico ha preferito radunare tutti e subito nello spogliatoio. Davanti a Moratti, «perché quando devo dire certe cose lo faccio alla luce del sole, senza problemi. Ed io ho ribadito ai ragazzi che non bisogna farsi ingannare dal risultato, che gli errori ci sono stati, ma che non eravamo dei fenomeni prima e non siamo neppure dei disastrati ora. E il presidente mi è sembrato d’accordo con quel che dicevo».
Restano i numeri. Spietati. Fino a sabato sera l’Inter aveva incassato soltanto 3 gol nelle prime sei gare del torneo. Ne ha presi 3 in 27 minuti da tregenda. E’ vero che il rigore su Gervinho non c’era, poichè il fallo di Pereira sull’ivoriano è stato commesso fuori dall’area (ma a cosa serve il giudice di porta? ancora una volta ha confermato quanto sia inutile questo ruolo). Ma è altrettanto vero che la superiorità romanista, a tratti è apparsa schiacciante. Devastante. Troppo fragile la retroguardia nerazzurra, priva di Campagnaro e con la coppia Ranocchia - Juan Jesus che ha steccato. Certo, resta l’orgoglio, il pressing della prima mezzora, il palo di Guarin: ma alla fine l’Inter si è dovuta inchinare alla superiorità dell’avversario.
Questo non significa che tutto quanto di buono i nerazzurri avevano realizzato prima di affrontare la capolista debba essere buttato via. No, sarebbe un grave errore. Il lavoro di Mazzarri è solo all’inizio e questa sconfitta risulterà salutare se la squadra ne farà tesoro, come si auspica lo stesso allenatore: «Non è il caso dopo la prima sconfitta di perdere per strada l’autostima. Però mi spiace di non poter giocare subito, di non poter ricaricare immediatamente la squadra. Insomma, questa pausa proprio non ci voleva, ma restiamo comunque competitivi. La sosta è un danno in più, ma non è una sconfitta che fa cambiare la rotta. In cosa dobbiamo crescere? Abbiamo commesso troppi errori dal limite. Prendiamo come esempio Totti che gioca come un ragazzino, ci aiuterà a migliorare».
Nessun giocatore finisce sul banco degli imputati, non è il momento di far processi ai singoli: «Per me Rolando ha disputato un’ottima partita, Pereira un paio di errori li ha commessi ma non mi è dispiaciuto. Piuttosto altri ragazzi li avevo visti più lucidi in altre partite, ma non faccio nomi».
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