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Inter, la rivoluzione comincia il giorno dopo il ko. Ecco come potrà cambiare la squadra a fine ciclo


Il giorno dopo la vittoria che vale una sconfitta per via di quella maledetta regola che dice che i gol segnati in trasferta vanno moltiplicati per due, l'Inter rimane sotto le coperte, a pensare a quello che era e che non dovrà e potrà più essere. L'uscita dalla Champions League brucia come una ferita aperta che non si è ancora capito come curare. Certo, i guai della truppa nerazzurra non sono novità dell'ultima ora.
Che la squadra di Ranieri non fosse nel suo periodo d'oro lo si sapeva da tempo. Un ko tira l'altro e tutti assieme creano un vuoto così grande e profondo da mettere i brividi. Fuori dalla Champions, fuori dalla Coppa Italia e distante in campionato 8 punti dal terzo posto che da quest'anno garantisce una chance per l'Europa dei più forti. L'Inter che ha vinto tanto, tantissimo e che anche nei momenti no riusciva a rialzarsi con uno scatto di orgoglio per invertire la rotta non c'è più. Rimangono le recriminazioni per scelte evidentemente sbagliate sul mercato ma non solo e un numero imprecisato di dubbi e domande circa quello che sarà da domani in poi. Un ciclo è finito, è tempo di rivoluzione.
Anche che il tecnico laziale venga accompagnato gentilmente alla porta per inaugurare un nuovo corso che ad oggi potrebbe prendere il nome di Villas Boas o Blanc. Moratti e Branca sono sul pezzo da tempo e il risultato di ieri sera non ha fatto altro che dare un'accelerata alla pratica. Tanti complimenti al Marsiglia, che ha dimostrato di conoscere a fondo la Zona Cesarini di italica memoria, e tanti complimenti ai giocatori nerazzurri, che hanno fatto del proprio meglio per cambiare un destino che sembrava già scritto. Al termine della gara che decide una stagione, Claudio Ranieri dispensa buone parole per gli altri, ma anche per se stesso. «Se mi vedo nell'Inter della prossima stagione? Mi vedrei bene nella rifondazione, ma decide la società». Sì, perché di rifondazione si parla e quando si usa il tasto Canc della tastiera può accadere di tutto.
Scelto l'allenatore - difficile, quasi improbabile che Ranieri rimanga al suo posto – la società dovrà occuparsi di giocatori e sfogliare la margherita per decidere chi troverà spazio nell'Inter della prossima stagione.
Rischiano anche i senatori. Cambiasso gode della fiducia e della stima dei tifosi, ma potrebbe non bastare. Idem con lacrime per Samuel (fine contratto), Maicon, Lucio, Stankovic, Julio Cesar. Sneijder? Guadagna tanto e piace ancora di più all'estero (Manchester United). Se rivoluzione sarà, potrebbe saltare anche lui. Un discorso a parte merita il capitano Zanetti. Che quasi certamente non andrà via, pena una rivolta dei seguaci del Biscione in piazza Duomo. Però ad agosto le candeline saranno 39 e se bisogna guardare lontano per rilanciare il brand, beh, forse l'argentino potrebbe decidere di farsi da parte per fare la chioccia ai nuovi arrivati.
Detto della vecchia guardia, porte aperte ai saldi in via Durini anche per coloro che sembrano avere i minuti contati. Da Chivu a Cordoba, da Zarate a Forlan, la scure di Moratti potrebbe colpire anche loro per ragioni diverse. I due difensori hanno già liberato l'armadietto, il rapporto è ai minimi termini, giocano poco e convincono ancora meno. Per i due attaccanti, altra logica. Dovevano segnare e fare la differenza. Non hanno fatto né l'uno né l'altro ed è complicato pensare che la colpa sia tutta della stagione no della squadra. Tra qualche giorno dovrebbe tornare, anzi, entrare nei ranghi a pieno regime un certo Fredy Guarin, acquisto del calciomercato di riparazione, sulla carta bravissimo, ma vittima di un infortunio rimediato ai tempi del Porto. È arrivato a Milano per curarsi e magari giocare, un giorno. Ranieri potrebbe contare su di lui per tentare la disperata rincorsa al terzo posto. Ammesso che non sia troppo tardi. E che lui, il colombiano, sia quello visto in tv, si intende.
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