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In campionato l'Inter torna grande

Era tutto troppo facile così l’Inter ha messo il pepe sulla coda di una partita che fino a sei minuti dalla fine non le aveva dato preoccupazioni, con un solido vantaggio per 2-0. Il dubbio rigore concesso al Catania per l’entrata di Julio Cesar su Plasmati, e realizzato da Mascara, ha avuto almeno il pregio di risvegliare gli animi assopiti e di insinuare un brividino nella scorza superba di Mourinho: come un qualsiasi stratega di paese, il multipolemico portoghese toglieva Eto’o, il primo attaccante, e aggiungeva Materazzi in copertura. Come doveva sembrargli realistico lo spettro del pareggio e quanto devono averlo temuto i suoi giocatori, che all’improvviso pareva danzassero sulle bucce di banana, soprattutto in difesa, e perdevano tempo a palla ferma. Un epilogo imprevisto per un match senza storia. Tra l’Inter e il Catania esiste, in condizioni normali, la differenza che c’è tra un barolo e un vino nel tetrapak: se poi i siciliani salgono a Milano con l’intenzione di fare almeno per un tempo un allenamento in vista del Chievo finisce che il loro prodotto non può stare neppure sugli scaffali del supermercato.

Mourinho, a parte la strizzata finale, ha riassaporato le dolcezze del campionato italiano. Ha fatto rifiatare un po’ di gente, lui che può, e ha vinto l’anticipo che lo riporta in testa alla classifica, dalla quale la Sampdoria l’aveva scalzato per un paio d’ore. Lo ha fatto senza l’apporto delle punte. Eto’o non segna dalla partita contro il Napoli del 23 settembre e ieri si è sbattuto assai per interrompere il digiuno, senza riuscirci. Il camerunese non ha approfittato di una buona occasione all’inizio, nella ripresa ha alzato la mira con un tuffo di testa sulla ribattuta del portiere e ha sfiorato il palo su punizione prima di essere sostituito ma si vede che l’assenza di Milito lo priva della sponda giusta. L’altra punta era Balotelli e con lui si è sempre spiazzati: quando potrebbe fare sfracelli, come con il Catania imbottito di mediocri argentini, il ragazzo si comporta come se facesse shopping sul corso, senza carica se non per cercare il rigore o la punizione buttandosi a terra. Per fortuna di Mourinho non c’era bisogno di obici ben oliati. Due a zero dopo trenta minuti, la serie A sembra una passeggiata di salute paragonata alle asperità della Champions League dove proprio non vogliono capire che l’Inter è una grande squadra e la prendono spesso a buffetti, se non a ceffoni. L’esempio più recente è il risicato pareggio con la Dinamo Kiev.

Qui è un’altra storia. Dopo 4’ Silvestre si faceva rubare palla da Eto’o, il cui insolito difetto era di appoggiare a Sneijder invece di tirare: l’olandese provava a ricambiargli la cortesia e nello scambio di gentilezze davanti alla porta spalancata si perdeva un’occasione facile con il recupero di Spolli. Non c’era da dannarsi l’anima. Passavano pochi minuti e Muntari buttava un pallone in area verso Eto’o che non la raggiungeva ma distraeva Campagnaro. Al posto del portiere catanese non avremmo fatto di più: osservava con immobilità olimpica il rimbalzo e la palla entrare in porta. Muntari festeggiava il "gollonzo", per una volta felice a San Siro. Campagnaro, riserva di Andujar, era una delle "new entry" per avere uomini freschi mercoledì, in un match ben più importante per chi ha come unico obiettivo la salvezza. Per lui una serata indimenticabile nel senso che al 31’(dopo che la traversa l’aveva salvato su tiro di Vieira) lo beffava pure Sneijder con una punizione dal limite, palla sopra la barriera e via sul 2-0 ma era curiosa la disposizione della "maginot" piazzata da Campagnaro con tre giocatori dell’Inter davanti a lui. L’anno scorso, con Zenga in panchina, il Catania aveva elaborato alcuni trucchi per segnare su punizione, compreso quello di far calare le braghe a chi si piazzava davanti alla barriera avversaria. Adesso sembra che i trucchi li crei contro se stesso. Mentre la partita perdeva interesse e i tifosi inventavano un gemellaggio canoro (gli interisti a insultare il Palermo, i catanesi il Milan), l’Inter gestiva il successo senza schiacciare con rabbia l’acceleratore per arrivare al terzo gol. Intanto il redivivo Cordoba e Lucio maltrattavano il giapponese Morimoto, punta unica, e il Catania si affacciava verso Julio Cesar con i tiri fuori quadro di Delvecchio e Biagianti. Insomma fino al rigore non c’era brivido neppure nella ripresa che i siciliani impostavano con più "verve". Giovedì prossimo contro il Palermo, per l’Inter i tranelli siciliani potrebbero arrivare molto prima.
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1 comments

  1. Siamo la solita squadra matta, una partita già vinta e riaperta a cinque minuti dalla fine grazie ad un nostro regalo.
    Un saluto.

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