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Moratti con l'Inter Una Storia d’Amore lunga 50 anni


Ormai l'Inter non è più nelle sue mani ma Massimo Moratti, presidente onorario del club nerazzurro, è sereno nel raccontare la sua avventura al timone del club che resterà legato in maniera indelebile al nome della sua famiglia: "La storia d'amore fra l'Inter e la mia famiglia è iniziata 50 anni fa con mio padre, anzi forse molto prima con mia madre che è stata la prima tifosa e portò mio padre a vedere Lazio-Inter, da allora mio padre divenne tifoso  -  racconta Moratti a Novella Calligaris per Rainews 24  -  a distanza di tanti anni, poi, è capitato a me, sentivamo che qualcuno ci diceva che dovevamo quasi tornare all'Inter e quindi con molto entusiasmo ho cominciato questa avventura".

"L'IDEA DI LASCIARE È NATA DOPO IL TRIPLETE"  -  "Trovo che sia giusto quello che ho fatto perché ho sempre l'idea che bisogna sentirsi indispensabili mentre si fa una cosa, perché questo ti mette in condizione di essere attento a tutto, anche se si sa di non essere indispensabili  -  spiega l'ex patron interista  -  arriva un momento in cui devi mettere tutto in mano a chi ha lo stesso entusiasmo, la stessa forza e soprattutto i tempi cambiano, naturalmente le cose iniziano e finiscono. L'idea di lasciare ha cominciato a maturare dopo il Triplete, nel 2010, e adesso si è concretizzata. Abbiamo avuto questa opportunità che nasce dal desiderio della persona che si è 
presentata. Ci è sembrata interessante come cosa, poi da una partecipazione è nato qualcosa di più".

"THOHIR È UOMO DI QUALITÀ"  -  "Thohir è molto attivo, lavoratore, attento  -  è l'opinione di Moratti  -  la prima volta che l'ho visto mi ha fatto una bella impressione, la seconda volta un'impressione ancora migliore della prima e così via. Una persona certamente di qualità, perché ogni volta ti fa un'impressione sempre migliore. Attento a tutto, simpatico anche come modo di fare, capace nella comunicazione che è importantissimo nel calcio. Penso che siamo stati fortunati".

"RECOBA RISVEGLIAVA LA MIA FANTASIA"  -  Dei tanti giocatori con cui Moratti ha avuto a che fare, Alvaro Recoba è quello che più gli è rimasto nel cuore: "Lo sanno tutti, secondo me era un giocatore che aveva più mezzi di quelli che esprimeva il più delle volte, quindi poteva essere sorprendente  -  spiega il presidente onorario  -  Ti dava l'impressione che la volta dopo inventasse ancora qualche cosa di più speciale, risvegliava la mia fantasia. Ronaldo? Quando l'ho preso, è venuto da me e dopo 5 minuti sapeva i nomi di tutte le persone che erano in casa e aveva imparato tutto quello che succedeva. Allora capisci perché era uno che con tanta velocità riusciva a capire cosa fare della palla e come muoversi in campo".

"MOURINHO È DAVVERO SPECIALE"  -  Gli allenatori che più hanno caratterizzato la seconda era Moratti, sono ovviamente, Roberto Mancini e José Mourinho: "Con Mancio nacque tutto da una maglia dell'Inter che mi mandò con un grande scudetto e mi disse 'Se vengo da lei, ricominciamo da capò  -  racconta l'ex presidente nerazzurro  -  mi colpì e poi, infatti, ebbe successo. Ha un carattere alcune volte difficile, ma fa parte di una personalità che poi ha successo. Mourinho? È speciale, sveglissimo, prontissimo, grandissimo lavoratore, questo è il suo vero segreto. Sa come divenire personaggio, avere una comunicativa speciale, essere spiritoso, tutto è calcolato per vincere. Alcune cose sono anche istintive, senza dubbio, ma fa tutto parte del grande lavoro che lui fa per una società, quindi è un ottimo collaboratore".

"LA CHAMPIONS IL MOMENTO PIÙ BELLO"  -  "Il momento più difficile è stato quello del passaggio finale perché devi sperare o devi fare in modo che la persona che prende le redini della società sia all'altezza di quello che la gente si aspetta, non tanto per te  -  spiega Moratti  -  è più difficile di quando decidi di entrare nell'Inter perché quella è una pazzia e allora le difficoltà le superi con l'incoscienza, invece la seconda cosa è calcolata, attenta, non puoi permetterti di essere superficiale. Il momento più bello? Certamente la vittoria, dopo tante in Campionato, della Coppa dei Campioni. È stata una bellissima soddisfazione ma, quando la provi, sei felicissimo ma anche responsabile per quello che, da lì, succederà". 
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