Si gioca nel tempio del Real, le cui prossime funzioni saranno officiate proprio da Mou. Al posto suo, avrei aspettato lunedì prima di placare gli appetiti del direttore di «Marca». Se l’Inter non vince, il calcio italiano cederà un posto ai tedeschi nella Champions League 2011-2012; se viceversa alza la coppa, continuerà a essere Italia-Germania 4-3 (a proposito: il 17 giugno, saranno quarant’anni). Mourinho e Van Gaal non sono Sacchi, che godeva nell’occupare militarmente il campo e soffocare l’avversario. A loro non interessa il centro del ring. Cercheranno di rubarsi contropiede e ripartenze; con il pressing alto, Josè; con il fraseggio e le imboscate, Louis. L’asse Sneijder-Milito ha aperto molti fortini. Possibile che sull’olandese ronzi Van Bommel.
Saldo di Perez come Sneijder, Robben parte di solito da destra per poi accentrarsi e picchiare di sinistro. I gol di Firenze e Old Trafford ne incarnano lo stile e le preferenze. Gabbia ci cova, sulle ceneri di Messi. L’Inter batte il Bayern dalla cintola in giù, portiere compreso. Attenzione alle zampate di Ivica Olic, interista per un’amichevole, nel 1998: si nasconde e, d’improvviso, irrompe nel posto giusto al momento giusto. Squadre fisiche, abituate a gestire le tensioni. Mourinho dovrebbe scegliere il 4-2-3-1 che gli consegnò Londra, con Chivu terzino, Zanetti al fianco di Cambiasso e Pandev in vantaggio su Balotelli, considerato, non a torto, più letale come pedina mobile che come titolare fisso. In compenso, sarà Altintop ad avvicendare Ribéry: il francese è un anarchico di talento, senza il quale la manovra perde fantasia ma guadagna ordine.
Squadre fisiche, abituate a gestire le tensioni. Cruciale risulterà il presidio delle fasce: penso alle volate di Maicon e al lavoro sporco di Eto’o e Pandev. Un altro da non perdere di vista è il ventenne Muller: crea varchi e li riempie. Da Herrera a Mourinho, i tifosi non sanno più dove mettere i rimpianti, i rimorsi, e, adesso che l’ora si avvicina, i sogni. E da Angelo a Massimo Moratti? «L’emozione è proprio quella di partecipare allo stesso evento di 45 anni fa (Inter-Benfica 1-0) - spiega il presidente -. Allora ero più ragazzino, il tipo di piacere non cambia. Cosa direbbe papà? Non usava paroloni, diceva cose intelligenti, e spesso ci indovinava. Proverò a imitarlo».
Chi vince, si porta a casa un «piatto» di 40 milioni di euro (gli sconfitti, «solo» 35). Stadio Santiago Bernabeu, ore 20,45: dirige l’inglese Webb. Il tasto arbitrale è stato agitato, a turno, da Rummenigge, Van Gaal, Mourinho, Oriali: ognuno, naturalmente, pro domo sua. Percentuali di chi scrive: Inter 51, Bayern 49. L’addio di Mourinho avvolge la magìa dell’arena che ci consacrò campioni del Mondo nel 1982. Punto e a capo. Fuoco alle polveri.
lastampa.it
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