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L'Inter è fuori portata, Livorno ko

Ci sono partite che arrivano al momento giusto e in questo periodo stagnante l’avversario migliore che potesse capitare all’Inter era il Livorno con il suo carico di veleni e lo scarico di punti che ne hanno fatto l’ultima in classifica. Sarebbe stata davvero piena crisi se con un’occasione simile i nerazzurri non avessero accelerato il passo che nelle ultime 7 partite era stato da retrocessione: adesso il Milan (che boato al gol del Parma) è rimbalzato più lontano ma questo 3-0 di "routine" non può lasciare tranquillo Mourinho anche perché la vera rivale per lo scudetto oggi è la Roma. Sabato all’Olimpico servirà ben altro e l’aver lasciato fuori mezza difesa, oltre a Milito e Sneijder a riposo per prudenza, dimostra che all’Inter lo sanno perfettamente.

Per venire a capo del Livorno in partenza fresco e manovriero, i nerazzurri ci hanno messo 35 minuti ma poi ce l’hanno fatta affidandosi a Samuel Eto’o, che dopo il ritorno dalla Coppa d’Africa pareva derubato dello smalto. In una settimana il camerunense è tornato protagonista: un gol per la storia al Chelsea, due per la cronaca al Livorno quando ha fiutato il rischio dell’impasse. Senza Milito, l’ex del Barça è sembrato a proprio agio in mezzo all’area, favorito anche dalla marcatura a spanne di Romano Perticone, con quel nome da "Poveri ma belli" benché sia un lombardo di scuola milanista. Sul primo gol Eto’o lo ha evitato sull’appoggio di Thiago Motta per creare un ampio varco per il tiro, sul secondo lo ha beffato inventandosi la rovesciata sull’assist centrale di Pandev. Eto’o è il nero dell’Inter che piace. L’altro, Balotelli, è ormai un ingombro. Mourinho lo bastona, Moratti non lo difende, i compagni lo hanno emarginato, i tifosi lo hanno scaricato. Lui è andato su "Striscia" con la maglia del Milan e loro l’hanno lapidato con uno striscione. Hanno vinto gli altri, quelli stregati dalla fermezza di don José e dalla convinzione che questo gruppo è più forte del talento di un ragazzo di vent’anni. L’Inter ha dimostrato di poter fare a meno di Balotelli persino quando Milito si ferma ai box: certo, contro il Livorno può essere semplice, contro la Roma o in Champions con la Cska lo sarebbe molto meno, ma le alternative non mancano.

Ieri Mourinho ha spolverato Pandev e Quaresma ai lati di Eto’o e ha messo insieme un buon trio. La vera sorpresa è Quaresma che gli interisti vedevano non a torto come un esattore delle tasse e l’acquisto più sballato da Mourinho. Dopo aver cercato inutilmente di disfarsene, il tecnico portoghese ha rimesso sui binari il suo connazionale. Meno boiate alla "trivela" (quel colpo che i nostri padri cresciuti negli Anni Cinquanta chiamavano "czembo", dalla scuola degli ungheresi) e più sostanza: Quaresma sembra averlo capito. In assenza di Sneijder, l’uomo che regala le uniche imprevedibilità, è stato il portoghese dalle scarpette rosse a spaiare il mazzo nella difesa del Livorno finché non è salito sul palco Eto’o. Era già passata la mezz’ora, pioveva qualche fischio da un pubblico irritato dal ritorno in corsa del Milan e della Roma per colpe esclusivamente interiste: sullo 0-0 il Livorno aveva costruito le due palle gol migliori, con bella velocità e incursioni profonde soprattutto dalla parte di Materazzi, di cui ormai restano gli atteggiamenti da cowboy e la mania antica dei lanci lunghi e inutili verso un attacco che manovra benissimo con la palla bassa. Cordoba si immolava a terra al 26’ per ribattere la botta sicura di Danilevicius e Julio Cesar salvava al 34’ il tiro di Pulzetti, penetrato in una difesa che ha ritrovato Chivu a due mesi e mezzo dal terribile incidente dell’Epifania, quando si fratturò la testa nello scontro con Pellissier a Verona: ora Chivu gioca con il caschetto protettivo di cuoio, come il portiere Cech del Chelsea, e con i guai che ha passato se la cava già bene. Gli restano soltanto le lunghe cicatrici a ricordargli l’operazione al cranio e il rischio che ha corso.

Sul capovolgimento di fronte Eto’o segnava l’1-0 e riportava tutto alla dimensione normale. Cosmi (che aveva tenuto Lucarelli in panchina) finalmente si sedeva sotto il suo cappello, consapevole che da quel momento il Livorno sarebbe stato nel match soltanto per dovere: il raddoppio era quasi immediato e toglieva anche l’ultimo sussulto. La rete di Maicon, una fucilata in corsa, restituiva soltanto la giusta distanza tra due squadre che giocano in campionati diversi.

lastampa.it
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7 comments

  1. Ottimo. Ma perchè vi siete tutti fissati con "Livorno ultimo in classifica e deve perdere"?? Vi siete dimenticati con il Siena che sofferenza? E poi ho già scritto nel mio blog che gli Amaranto hanno pareggiato con Roma e Milan e quindi non era un impegno facile.

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  2. Si certo. Mi ha colpito molto la tranquillità con cui abbiamo affrontato la gara e la forza dimostrata

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  3. e si :) però troppa tranquillità e spesso non paga come con il Genoa o il Parma.

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  4. Vero, ma io parlavo di tranquillità nel senso di vittoria Tranquilla con il risultato mai in discussione come siamo abituati da qualche anno a questa parte.....
    ciao

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  5. prima della mezzora c'è stata troppa tranquillità.

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  6. Come anche a Roma! E poi abbiamo preso due Gol ridicoli....

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  7. A Roma un pòdiverso, siamo stati totalmente dominati i primi 15 minuti e preso gol al 17° e si hai ragione sul fatto che i primi minuti non giochiamo quasi mai, ma la Roma è forte e faceva la partita, a Livorno invece dormivamo noi e loro ne approfittavano.

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