Lippi è avvertito, dunque. Balotelli non solo pensa al Sudafrica, ma scommette che ci arriverà da protagonista. Dall’Italia a Mourinho, al Milan, al razzismo. L’interista fissa il confine. «Mourinho mi vuole bene e proprio perché mi vuole bene litighiamo spesso», dice Balotelli prima di affrontare il tema dei cori discriminatori sul suo conto. Il ragionamento è articolato, ma la conclusione sembra dar ragione al partito di chi pensa che si tratti di un fenomeno non collegabile all’idea di un’Italia razzista. «Io sono italiano e cercano di prendersela con questa cosa della pelle, ma io sono italiano e loro lo sanno. Qual è la soluzione? Io sono solo una piccola parte di questo mondo, non posso cambiarlo, però credo che stia migliorando. Io non mi fermerei anche se fanno queste cose dall’inizio alla fine, ma se toccano un altro e se avessi il potere, allora fermerei le partite o le farei giocare a porte chiuse. Comunque, secondo me è solo un modo per intimidire...».
Intimidazioni, questo pensa Balotelli. Intimidazioni che lo fanno arrabbiare, ma che non lo porteranno mai ad abbandonare il campo se non per solidarietà ad un compagno insultato: la riflessione, amara, del nerazzurro. E, il tifo per il Milan? «Ero a San Siro per la sfida Milan-Manchester solo perché volevo vedere una grande partita. Da piccolo tifavo Milan, adesso non tifo niente, gioco per l’Inter e vinco per l’Inter», spiega Balotelli che, però, sul mensile MM, periodico della scuola di giornalismo «Walter Tobagi» era andato oltre parlando di una fede rossonera nata per colpa di Ronaldo. «Io tifavo tutte le squadre dove giocava il brasiliano, avevo tutti i suoi poster in camera. Se penso a Milano cosa mi viene in mente? Il Milan! Ovviamente scherzo perché mi viene in mente San Siro», sorrideva SuperMario dopo la risposta.
Certezze, tante. Come quella di disfarsi del Chelsea, il 16 marzo prossimo a Londra. «Se noi pensiamo a noi, a come siamo forti, perché dobbiamo pensare agli altri? Li mangiamo tutti, secondo me...», dice Balotelli che, poi, ricorda l’incontro con Cristiano Ronaldo. «Cosa è successo quando gli ho chiesto di scambiare la maglia? Lui mi ha detto che la doveva già dare ad un altro e io gli ho risposto “divento più forte di te”», racconta l’interista. La Iena lo incalza, Balotelli non si tira indietro. «Il gol che sogno di fare? Magari un tacco alla Ibra...Perché non esulto mai? Ho detto che esulterò alla finale dei Mondiali o anche a quella di Champions League. Perché indosso il 45? Perché il 10 ce l’hanno tutti e, poi, perchè quando la gente pensa al 45 deve pensare a Mario».
lastampa.it
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