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Zitti tutti, l' Inter c'è

Josè Mourinho si è alzato dalla panchina ed è uscito dal campo quando la partita con il Bologna non era ancora terminata: non voleva rischiare che mancasse l’occasione per ricordarsi di lui dopo una vittoria per 3-1 piatta e indiscutibile, una delle meno contrastate tra le dieci che l’Inter ha ottenuto in campionato. Mou ci ha messo ancora un po’ del suo per salire alla ribalta, quando ha provato inutilmente a stimolare la discussione e il sospetto sul cartellino rosso a Maicon, che aveva mandato per due volte a quel paese il guardalinee Ayroldi: «Mi viene il dubbio quando vedo che comportamenti identici non producono decisioni identiche: ci sono giocatori che per la stessa cosa non vengono neppure ammoniti».

Il portoghese ha perfettamente ragione: infatti Balotelli nel primo tempo ha tirato un “vaffa” in favore di telecamere all’arbitro Rosetti che non se ne è accorto. A usare un certo metro andava espulso pure lui e chissà cosa avrebbe detto Mourinho, invece di bollare il gesto per quello che è: una idiozia, soprattutto quando la si commette agli sgoccioli di una partita vinta e mai tesa, come ha fatto Maicon.

A Bologna i nerazzurri dovevano riprendere la corsa verso lo scudetto dopo il pari con la Roma e la sosta per le Nazionali. Missione compiuta con grande semplicità: hanno dominato nel gioco il primo tempo, perchè i rossoblù non provavano a controllare la partita ma cercavano il colpo a caso che è riuscito loro soltanto nell’azione del gol di Zalayeta. Secondo tempo senza eccessi, neppure un rischio corso dall’Inter in difesa e con la rete di Cambiasso a rafforzare il vantaggio, caso mai nel finale ci fosse stata la pressione disperata del Bologna a complicare le cose. C’era troppa differenza, innanzitutto nel fisico.

Ogni calcio d’angolo era un pericolo per Viviano. I primi due gol venivano proprio dal corner perché la massa degli interisti in area era doppia di quella degli emiliani, più bassotti e leggeri di fronte ad atleti come Thiago Motta, Lucio, Milito, Stankovic. Milito sbatteva in porta un assist di testa di Motta per l’1-0, Balotelli andava direttamente a colpire di testa per il raddoppio al 41’ e zittiva il pubblico che pure qui lo ha beccato a ogni ruzzolone: ormai è diventata una moda, come fischiare Lippi nelle partite della Nazionale. Il ragazzo un po’ se le cerca. È un indisponente naturale, nel senso che non ci mette malizia nel compiere esattamente quel gesto che fa indispettire il pubblico: gli viene per natura.

Persino la rete che ha sbagliato su assist di Motta al 29’, cercando la conclusione a effetto, aveva tutto per stimolare la suburra: quando Milito nella ripresa ha fallito il gol da pochi passi, sparando un tiro fortissimo contro la traversa invece di appoggiare in porta, è risuonato nello stadio un urlo di rispetto, quando Balotelli non segna piovono i fischi di scherno. Ci sarà una ragione ma sarebbe bello che si smettesse, anche perchè Balotelli è uno dei rari capitali che il calcio italiano deve amministrare.

Il Bologna, con Adailton rifinitore, il più intraprendente dei suoi, ha scalfito l’Inter in una sola occasione. Non era passato un minuto dalla rete di Milito: Adailton lanciava in verticale Zalayeta, il cross superava Samuel, il Panterone mandava a vuoto Lucio e beffava l’uscita di Julio Cesar. Sarebbe rimasta l’unica grande giocata dell’ex juventino e il solo fremito dei bolognesi timidi e sovrastati a centrocampo anche se il loro pubblico alla fine sembrava rinfrancato dall’aver perso quasi di misura: evidentemente non si è capito che è stata l’Inter a non insistere, più che il Bologna a reggere il confronto. Stankovic colpiva due pali con un solo tiro, nella ripresa la bravura di Eto’o negli spazi stretti si misurava con l’eccellenza di Milito, prova generale di quanto l’attacco dell’Inter dovrà esporre martedì a Barcellona.

Mourinho l’ha definito quello al Camp Nou «il vero test sulla maturità di questa squadra» ed è un giudizio sorprendente per chi è sulla strada verso il quarto scudetto consecutivo oltre a quello di carta. Mourinho però è anche intelligente, oltre che narciso. Cerca la maturità internazionale che ha avvicinato forse soltanto nella ripresa di Kiev contro la Dinamo. Per battere il Bologna e la maggioranza delle rivali in campionato basta molto meno.

lastampa.it
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