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Dynamo e il caso Platini, Inter alla resa dei conti

Chi sarebbe così stupido da comprare l’ Inter?». Oddio, detta così, alla vigilia di una partita che rischia di far saltare il banco (e chi lo occupa) e a proposito di una squadra che non vince in Champions da otto partite (22 ottobre 2008, Inter-Anorthosis 1-0, l’ultima rullata) la domanda non suona nemmeno retorica. Ma viene da Michel Platini, presidente dell’Uefa, e allora fine degli equivoci, l’interrogativo nasconde altri dubbi perché da illo tempore Platini guarda meno al calcio giocato e più a quello scandito dai bilanci.

E allora nel giorno in cui Mourinho prima esorcizza la Dynamo Kiev («Faremo una grande partita e la vinceremo») e poi si tiene una via di fuga («sono tutti incontri della vita e se anche si pareggia non siamo fuori»), si abbatte sulla società nerazzurra la scure di monsieur Le President. Che sceglie il «Daily Telegraph» per menare scudisciate ai club meno virtuosi d’Europa. Si parlava del modello Uefa da adottare nei prossimi anni, suo preferito cavallo di battaglia: «Chi vorrà partecipare alle nostre competizioni non potrà spendere più di quanto incassa. Con le nuove regole proteggeremo gli investimenti di Abramovich, Moratti e Glazer». Spiegazione, e qui parte il cazzotto: «So che vorrebbero vendere, ma chi mai sarebbe così stupido da acquistare club così indebitati?».

Tre nomi ha fatto il presidente dell’Uefa e li ha buttati nello stesso calderone. Massimo Moratti, diciamo così, non l’ha presa bene, si è trattenuto dal rispondere in prima persona a Platini, ma al sito societario ha affidato una replica che malcela l’arrabbiatura. «L’Inter non ha debiti con le banche - si legge -. Comprendiamo le preoccupazioni di Platini, ma il club non rientra tra quelli che possono impensierire il presidente dell’Uefa». Che è come dire: guardi in casa d’altri prima di mettere becco da noi. A ben vedere, lo sprofondo dell’ultimo esercizio di bilancio nerazzurro, 154,4 milioni di passivo per il 2008-2009, è dato difficile da criptare, ma a casa Moratti funziona in un modo un po’ speciale: quando si va sotto, e si va sotto tanto, ci pensa Pantalone a ripianare i debiti. Cioè, lui. Pescando nel suo forziere e aumentando contemporaneamente il capitale: di 70 milioni l’ultimo ritocco.

In più, ragiona il Petroliere, Platini dimentica che l’anno prossimo entreranno in contabilità i novanta milioni incassati vendendo Ibrahimovic al Barcellona. Che poi anche questo sia un modo di drogare il mercato, è cosa discutibile, ma il presidente Uefa ha toccato un nervo che l’Inter non ha scoperto. Abramovich e il Chelsea sono un caso ancora a parte: in sostanza, i debiti dei Blues, circa 500 milioni di euro, sono proprio con lo Zar. Abramovich deve dei soldi ad Abramovich: è bastata un stretta di mano davanti allo specchio e finché l’oligarca non si stufa del giocattolo a Stamford Bridge se la godono. Poi si vedrà.

Quanto invece a Glazer, beh qui Platini ha fatto strike: il Manchester United ha sfiorato quota mille milioni di debiti, nel sottosuolo i Red Devils ci sono finiti quando il boss americano ha trasformato i pounds in verdi bigliettoni per coprire squarci di altri bilanci. E da lì non si sono più sollevati. Anzi, hanno continuato a scavare. Anche per questo a Moratti, che potrebbe anche presentarsi a Kiev, gli sono girate e non poco quando ha letto la compagnia di giro in cui Platini l’ha infilato. Il fatto che i soldi ce li metta lui non autorizza però l’Inter a dilapidare la fortuna per l’ennesima volta. Intanto, per stare in tema, è una questione di danee: la Champions è una slot machine, solo il passaggio agli ottavi vale 3 milioni, sentire la musichetta al Bernabeu sabato 22 maggio altri 16.

E poi la storia dell’Inter a due facce ha ormai stufato. Dice Stankovic: «È vero, abbiamo questa etichetta, lo dicono i risultati. Ora le cose si sono messe male, ma è presto per dire che siamo fuori. Vedremo di dar ragione a Platini che ci vedeva come favoriti». Platini? Ma non era quello dell’Uefa?

lastampa.it
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