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Mancini: "Pronto a tornare Al Mondiale serve Cassano"


"Che gli arbitri siano un po' condizionati, se arbitrano una squadra grande, questo è normale". Roberto Mancini torna a parlare, lo fa in una lunga intervista concessa per la trasmissione "I Signori del calcio", che andrà in onda domani sera su Sky Sport. "È sempre stato così - continua l'ex tecnico di Inter, Fiorentina e Lazio -. Questo può anche essere, non dico giusto, però si può anche capire. L'importante è che non ci sia quello che c'era prima". E' il solito Mancini: sincero, senza peli sulla lingua. Convinto che il calcio, dopo calciopoli del 2006, "sicuramente è un po' migliorato". Poi precisa che non ha lottato mai contro Galliani "Non c'è mai stata simpatia tra noi, ma questo può accadere. Poi magari due si conoscono e diventano amici. La vita è fatta così".

CONTRO MOGGI — Diverso il discorso per Moggi "perchè a me non piaceva il suo modo di operare, ma io sono sempre stato contro le cose fatte così. Al di là di questo, poi ognuno si comporta come crede e io ho pensato di comportarmi così per il mio carattere. Sono sempre stato abbastanza libero". E libero lo è anche adesso Mancini, visto che dopo il suo divorzio con l'Inter non è riuscito a trovare ancora una squadra da allenare. "Sto abbastanza bene. Penso alla domenica che uno non deve andare in sala stampa a fare le interviste per un'ora e mezza. Questo è il mio lavoro e quindi è chiaro che poi manca, però non ho fretta, perchè devo trovare qualcosa che mi dia lo stimolo giusto". Non c'è la Nazionale nei suoi pensieri, anche se vincere sulla panchina azzurra lo aiuterebbe a cancellare il cruccio di non avere avuto una carriera esaltante con l'Italia. "Se uno un giorno allena la Nazionale e vince, allora sì. Potrebbe cancellare magari gli anni da calciatore in cui non sono riuscito ad essere decisivo per l'Italia".

FORZA ANTONIO — Dici Nazionale e pensi ad Antonio Cassano: "Io penso che in Nazionale debbano giocare giocatori di talento, non tanto nelle qualificazioni perchè quelle l'Italia le supera sempre, però in un Mondiale secondo me conta molto la classe, il talento e quindi la partita può essere decisa anche da un giocatore che magari per un allenatore ha altri limiti. La qualità e la classe credo siano indispensabili. Io non sono l'allenatore dell'Italia, ma mi dispiace che Cassano non ci sia. Questo da tifoso italiano lo posso dire". Gli chiedono dove si è visto il Mancini più bravo in panchina: "Credo che un allenatore alle prime esperienze faccia degli errori. Un allenatore vive anche di intuizioni e di situazioni che magari uno non vede e un altro sì. E quindi credo che questo a volte faccia la differenza. È chiaro che poi un allenatore col tempo migliora".

EVOLUZIONE — "Come sono cambiato da giocatore ad allenatore? Non lo so. Da giocatore sei in campo e sei decisivo dal primo al '95, perchè comunque dipende da te. Quando sei allenatore devi essere decisivo durante la settimana. E poi essere credibile per il lavoro che fai". Dopo aver ribadito che Mantovani è stato il suo presidente "simbolo" ("Era di un'altra categoria, in tutto"), Mancini ricorda le sue vittorie con due aspiranti grandi, Samp e Lazio, e l'Inter. "L'Inter è stata la più faticosa in assoluto, ma è stata però una grande cosa. Sono stato 4 anni, ho costruito qualcosa di molto importante, con molta fatica, con tutti i collaboratori, col presidente, con Oriali, persone che all'Inter tenevano molto. Se senti tutti quelli che hanno allenato l'Inter prima di me, ammettono che ci fossero delle grandi difficoltà ed è la verità, per la pressione che c'era sulla squadra, perchè non vinceva da tanti anni, perchè ogni sconfitta o pareggio era un dramma. E quindi - conclude - c'erano tanti problemi da risolvere e noi ci siamo riusciti. Questo fa molto piacere".

gazzetta.it
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