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L'Inter Vince all'Ultimo Respiro

Il primo gol in serie A di Sneijder, al terzo minuto di recupero, celebra il rugginoso ritorno dell’Inter alla vittoria e la prima zampata di un giocatore inseguito fino all’ultima ora di mercato con un’insistenza poco premiata fino alla rete con cui l’olandese ha sconfitto l’Udinese per 2-1. Con lui, l’Inter ha acquisito una figura che le mancava da un po’, il rifinitore che «gioca tra le due linee», ma in certe partite la funzione dell’olandese scoloriva e le due linee se ne stavano tranquille a vedere quanto lui si agitasse per raccogliere pochissimo. Due o tre assist poco decisivi e spesso i suoi dribbling si imbottigliavano in spazi presidiati da troppi piedi. Era successo anche ieri fino al gol. C’era l’alibi dell’arrivo in extremis, alla vigilia del «derby», però al suo talento si chiedeva di più.

Finora Sneijder non aveva sfoderato neppure i tiri potenti che convinsero il Real Madrid a comprarlo dall’Ajax, in compenso si dimostrava propenso alla simulazione: quando a Genova ci provò il sampdoriano Poli, Mourinho si rallegrò per le scuse del giovane blucerchiato, chissà se ha chiesto al suo giocatore di fare altrettanto con i friulani quando ha finto di incespicare in area nel primo tempo.

La Sneijderata finale, un diagonale preciso che si è infilato tra molti polpacci per infilare l’angolino opposto, ha mandato in gloria un match che stava incupendo la crisi nerazzurra. Il momento è opaco, non c’era bisogno della prova con l’Udinese per saperlo. Sarà, come dice Mourinho, che l’Inter ha cambiato molto e deve ricostruire un gioco rispetto all’anno scorso però siamo ad ottobre e il cantiere è ancora aperto: forse il portoghese vuole competere con i progettisti della Salerno-Reggio Calabria sta di fatto che i progressi si vedono poco, anzi abbiamo assistito prestazioni migliori ad inizio campionato che negli ultimi tempi.

Senza Maicon (anche a schiuma frenata come nel match di Genova) l’assalto interista è mancato di ampiezza, con Thiago Motta in infermeria l’orchestra ha perso un riferimento organizzativo: sono spiegazioni che sbattono comunque contro la qualità di cui l’Inter dispone più di quasi tutte le rivali italiane.

Nel primo tempo si preferiva la facilità di gioco dell’Udinese, che ha trovato due difensori centrali tosti, un terzino interessante (Basta) e centrocampisti che non giocano la palla scriteriatamente. Sapendo di avere in campo l’attaccante dal piede più caldo del momento, Di Natale, i friulani hanno un solo compito: metterlo nelle migliori condizioni per usarlo e ciò comporta la ricerca di tagli in profondità cui si arriva con il palleggio o con lanci rapidi per sfruttare il contropiede. È un football semplice ma non banale.

L’Inter faticava a prendere possesso della partita. Il centrocampo non innescava Eto’o e Milito, controllati bene, Stankovic pareva colto da balbuzie calcistica per come si incagliavano i suoi tocchi, Muntari sprofondava in azioni che incarognivano il pubblico già maldisposto con lui. Serviva la dabbenaggine di Floro Flores, il più anonimo tra i friulani, anticipato su un appoggio, a far partire il contropiede con cui Eto’o metteva Stankovic in condizione di tirare, potente e preciso. L’1-0 spianava la strada, l’infortunio di Milito recuperato a fatica dopo il forfait di Coppa toglieva un appoggio prezioso anche perchè Balotelli, subentrato all’argentino, non fai a tempo a difenderlo dalle angherie di Mourinho che ti frega con una partita inguardabile.

L’Udinese non calava d’animo. Aveva bravura e fortuna per raggiungere in fretta il pareggio sull’assist profondo di Inler che metteva Di Natale davanti a Julio Cesar, con Chivu ch non faceva scattare il fuorigioco. Sul finire del tempo, Sanchez sprecava per egoismo l’occasione del raddoppio, come faceva Di Natale al 6’ della ripresa. L’Inter aumentava l’iniziativa nel secondo tempo e nel finale Mourinho potenziava il coro delle punte aggiungendo Suazo ma, a parte un tiro di Stankovic e una conclusione di Eto’o ravvicinata ma pretenziosa, la pericolosità dei nerazzurri non eguagliava l’occasionissima capitata al 43’ a Di Natale che calciava basso, addosso al disperato Julio Cesar. Poi Sneijder metteva la pezza e Mourinho si esibiva in un’esultanza che pareva avesse vinto lo scudetto.

lastampa.it
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