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Primo giorno a Los Angeles Stankovic carica l’Inter: "Per Moratti siamo i più forti e lo dimostreremo"

Due ore sotto un sole non impossibile, un minimo di stretching, subito la palla e poi la partitella, l'Inter di Josè ha ripreso da dove si era interrotta. Sotto una tenda bianca c'è Fulvio Pea, il nuovo responsabile della Primavera, a prendere appunti perché anche la seconda squadra dovrà ripetere a memoria gli insegnamenti del portoghese. Attaccato alla rete di recinzione verde del campo invece c'è Mario Balotelli che non stacca gli occhi dal gruppo di cheerleaders che si allenano nel campo vicino.

Il fatto è che magari Josè non sarà contento del gruppo che si ritrova, ha detto che ne sognava un altro, ma quelli che sono qui sono molto contenti. Sulley Muntari fa: «Io via dall’Inter? E chi lo ha detto. Non è vero niente, io resto qui», e se ne va via ridendo. Nicolas Burdisso fa: «Sono i giornali che scrivono che sono sul mercato. Ma io ormai ci sono abituato, ogni anno sono in vendita, poi però alla fine faccio sempre le mie trenta partite, anche di più». E Maxwell? «Io non vado via. Lo dice Raiola? Ah, beh...», e se ne va anche lui ridendo.

Tutti belli freschi, compreso quel genio di Cambiasso che stringe la mano e firma autografi per mezz’ora dopo l'allenamento: «Qui si sta tutti bene, sta per iniziare una grande stagione. Diego Milito? Lui è felicissimo». Loro due sono amici sul serio, sembra sia stato Esteban uno dei più insistenti nel perorarne l’acquisto. In fondo il tormentone è un altro, ancora ieri Mino Raiola e Antonio Caliendo hanno ricordato quanto Ibra e Maicon siano inseguiti da mezza Europa. Con le dichiarazioni dello Zlatan che suonano sempre a morto: «So dell'offerta del Chelsea, è una grande squadra e la Premier è uno dei migliori campionati del mondo». Qui all'Inter sono rassegnati a vivere di questo fino al 31 agosto e se anche si ostenta fiducia, la tranquillità è un’altra cosa.

Anche se Dejan Stankovic dice che tutto questo è solo fumo: «Le voci di mercato sono sempre un problema, ma non il nostro. Qui siamo tutti pronti a lottare per una maglia e dimostrare il nostro valore. Poi se dovessero arrivare altri campioni come Milito e Thiago Motta meglio. A noi le parole del presidente ci hanno solo caricato. Lui ci vede più forti e pronti a vincere tutto e noi vogliamo dimostrarglielo».

Fonte: il Giornale
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