Insomma i capoclassifica, senza trovare l’apporto di Muntari e di altri ma con notevole sicurezza e con il dominio di Ibra e Cambiasso nelle loro zone di campo, hanno completato per bene il compito e hanno mandato in gol persino Figo, che non segnava dalle guerre puniche e gioca alla velocità di un ballerino con l’asma: Mourinho gli aveva affidato il compito di stare con Stankovic dietro a Ibrahimovic, la manovra dell’Inter lo ha trovato a sprazzi e i compagnucci della parrocchietta erano increduli nel vederlo saltare di testa per segnare il 2-0. Il cross era di Santon, il più giovane, uno che può essere quasi un figlio di Figo. Gli ultimi dubbi sul destino della partita si sono spenti lì, poi Stankovic avrebbe arrotondato, sempre di testa nel mezzo della marmorea difesa pugliese. Altri, e più maliziosi interrogativi, accompagnano già la settimana che porterà Mourinho al derby.
Questo portoghese fascinoso ha molto in comune con gli allenatori italiani ma quelli di vecchio stampo, che giocavano con le parole prima che con gli schemi. «Chiagni e fotti», dicono i napoletani. E lui ha lanciato la sfida con il Milan piangendo un pochino. Non ci sembra che l’Inter sia tra le più perseguitate del campionato però il «furbetto del fado» ha disegnato una congiura di palazzo e mediatica ai danni della sua squadra. Il punto di partenza è nell’ammonizione a Ibrahimovic al 38’. Come Mourinho siamo convinti che l’arbitro Tagliavento abbia preso una cantonata: lo svedese non meritava il cartellino giallo perché la sua caduta non era una simulazione anzi, probabilmente c’era stato il contatto con il piede di Stendardo per cui meritava il rigore. Si era sull’1-0.
Proprio Ibra l’aveva suggellato al 12’ con un destro poderoso: tocco rapido e geniale di Cambiasso, controllo di sinistro e gran botta dello svedese alla quattordicesima rete in campionato. Giusto infuriarsi con l’arbitro per quell’episodio. «E’ stato un fatto decisivo e adesso Ibrahimovic avrà la diffida - si è lamentato Mourinho -. Questo significa che presto lo perderemo per squalifica in un momento delicato della stagione. Non uso più la parola "paura" riferita agli arbitri. Adesso uso la parola "strano" e di cose strane ne sono successe negli ultimi tempi: le tre giornate ad Adriano per la prova tv, l’espulsione di Muntari, il rigore che non ci fu dato con il Toro la settimana scorsa, adesso questa ammonizione di Ibra. Ed è strano che in tv non si sia fatto vedere quasi nulla».
La tv: cioè Berlusconi e il Milan, anche se l’emittente cui Mourinho si è riferito è Sky che con il Cavaliere e le sue proprietà non è in rapporti idilliaci. Comunque tutto serve, anche un po’ di nebbione, avrà pensato Mou, allenatore antico. Perché nell’analisi della partita anche lui ha dimenticato qualcosa: cioè che Ibrahimovic è stato punito nell’occasione sbagliata ma forse meritava il cartellino giallo (per Beretta andava addirittura espulso) per un controllo con il braccio nella ripresa e per uno spintone a un avversario ad azione conclusa. E il portoghese non ha visto quando Papa Waigo è stato fermato davanti a Julio Cesar per un fuorigioco inesistente, più altri fatterelli della ripresa, in cui l’arbitro (forse pentito del malaffare precedente) dava spesso ragione ai nerazzurri. Quello che Mourinho ha ignorato nelle lamentazioni è dire che Tagliavento è semplicemente scarso. Ci avrebbe azzeccato, però con il Milan alle porte gli serviva qualcosa di più. (fonte: lastampa.it)
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