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Si accende lo scontro Inter-Juventus. Camoranesi: "L'Inter è Ibrahimovic, gli altri fanno numero"

Camoranesi alza i toni dello scontro Inter-Juventus. Inizia prestissimo il Derby d'Italia. Prima di quello da giocare in campo sabato prossimo Camoranesi alza i toni con le sue dichiarazioni. Sarà una image settimana lunga e difficile! Ecco l'intervista rilasciata a La Stampa.

MASSIMILIANO NEROZZI, INVIATO A BAVENO

Dribbla solo sul campo di battaglia, Mauro German Camoranesi, perché fuori va dritto sparato, senza tante piroette di parole, anche sull’Inter, prossimo nemico. Non una squadra di fenomeni: «Ibra fa la differenza, per il resto alcuni fanno numero, altri sono bravi». Capita, quando ne ha voglia, come ieri sera a Baveno, sulle sponde del lago Maggiore, alla cena dello Juventus club Mottarone, 24° vincitore della Castagna d’oro: «L’avevano vinto Platini, Scirea e Del Piero, fa sempre piacere».
Mauro German Camoranesi, come va?
«Meglio, mi sto riprendendo, finalmente».
Riprendendo non significa essere già al massimo.
«Devo ancora lavorare, per avere le gambe e poter dare nuovamente una mano alla squadra. Sono stato fuori troppo tempo».
Già l’ha data, giovedì sera contro il Genoa, dopo le briciole con il Bologna.
«Sì, sono rientrato, ma mi sento uno di quei giocatori che se non stanno bene sono un peso per la squadra».
Come ha visto la crisi da fuori?
(Sorride) «Veramente c’ero dentro, avendo giocato l’ultima partita, prima di rientrare, in casa con il Palermo».
E che ne pensa?
«Che quando sono uscito io la squadra ha iniziato a fare una serie pazzesca di risultati, vincendo anche al Santiago Bernabeu contro il Real Madrid, mai successo».
Supponiamo non fosse colpa sua: cosa vi era successo?
«Penso che la crisi non ci sia mai stata».
Pavel Nedved disse che l’avevano inventata i giornali.
«Siamo solo stati in crisi di risultati, tutto qui. E in Italia è normale che tu faccia notizia se non vinci, soprattutto se sei una grande squadra. La gente ne parla».
Vi siete parlati negli spogliatoi: ha detto qualcosa anche lei?
«No, non sono un cantante».
Una sterzata c’è stata, però.
«La verità è che tutti sapevamo bene cosa fare, e l’abbiamo fatto».
Di certo avranno pesato gli infortuni, anche se vi siete levati dai guai con l’infermeria ancora piena. Qual è il trucco?
«La Juve può permettersi di fare a meno di uno, due, tre giocatori, perché tanto c’è qualcun altro che va in campo e fa il suo dovere. Si chiama spirito di squadra, e noi l’abbiamo».
Vi tocca l’Inter: è ancora una partita particolare?
«No, non è una gara particolare. È solo importante, perché loro sono un avversario importante: l’Inter è sempre l’Inter. Ma altro non c’è. Oppure c’è che sono i primi in classifica e allora vale molto. Ma nulla di più».
Avete sperato che il Palermo li fermasse?
«Diciamo che questo è un campionato equilibrato e che il Palermo è una buona squadra. Allora un pareggio ci poteva stare».
Sette vittorie di fila vi hanno messo a livello dell’Inter o loro sono ancora i più forti?
«Siamo tre punti dietro di loro, tutto qui, ma non parliamo di livelli e di valori. Dico, come sempre ho fatto, che noi siamo competitivi e che lotteremo fino alla fine».
Per lo scudetto?
«Dove arriveremo non lo so, se primi, secondi o terzi. E se lo dicessi adesso sarei uno scemo».
Quanto conta Ibrahimovic?
«È il giocatore che permette all’Inter di fare dei risultati, in questo momento fa la differenza. Sicuramente è il giocatore più determinante: per il resto, alcuni fanno numero, e altri sono bravi».
Gioca sabato sera?
«Non lo so».
Contro il Chievo lei avrebbe detto a Ranieri di non voler entrare negli ultimi minuti: che è successo?
«Nulla. Non so chi l’abbia raccontata, ma io al tecnico non ho detto proprio niente».

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