In altre parole il Barça non può pensare di acquistare uno dei quattro big del calcio mondiale (gli altri sono Messi, Cristiano Ronaldo e Kakà) a 25-30 milioni più il cartellino di Eto’o. Ce ne vorrebbero almeno 50. Ma Laporta ha sbagliato i conti anche con la disponibilità del centravanti camerunense che, per bocca del suo rappresentante Mesalles, ha fatto sapere di voler rimanere a Barcellona. Questione di quattrini, non di affezione alla maglia. Capita con tutti quei calciatori che hanno il contratto in scadenza e che, forti di questa situazione, puntano a strappare ingaggi colossali nel momento in cui sono padroni di se stessi al 100%. Il suo accordo scade fra un anno. E quindi: o riceve una congrua buonuscita oppure resta dov’è. In questo caso Ibra può dimenticarsi di giocare nella squadra campione d’Europa.
Che l’operazione con il Barcellona fosse finita in una strettoia, lo s’è capito quando Moratti ha dichiarato a una tv catalana: «A me piace Ibra, a Laporta piace Eto’o, non credo ci sarà uno scambio». Impraticabile ogni altro percorso. Il presidente del Barça ha chiuso ogni discorso su Iniesta («Incedibile a meno di dover cambiare allenatore»), quello dell’Inter ha fatto altrettanto su Toure («Non ci interessa»). S’è aperto uno spiraglio invece su Maxwell, il terzino brasiliano lasciato ai margini della prima squadra da Mourinho e invece apprezzato da Guardiola. Il trasferimento potrebbe andare in porto indipendentemente da altre mosse. È solo la fine di una puntata. Moratti non ha chiuso le porte al Barça, ha solo fatto presente che a quelle condizioni non cederà mai e poi mai Ibrahimovic: «Perché dovrei?», il suo commento. «Risentiamoci», ha detto Laporta impaurito dal fatto che lo svedese possa rafforzare una grande d’Europa.
E allora? Neppure a dirlo il primo a capire la situazione è stato il furbo e capace Mino Raiola, l’agente del giocatore, che s’è subito mosso alla ricerca di altre destinazioni per soddisfare le voglie del suo assistito e le richieste dell’Inter. Alla faccia di tutte le attestazioni d’affetto nei confronti del club blaugrana. Di qui la sensazione, meglio la certezza, che la società nerazzurra resti alla finestra in attesa di un’asta fra quei pochissimi club in grado di puntare su un giocatore tanto forte quanto costoso.
I soldi non sono sempre tutto. L’ha fatto capire Adriano in un’intervista rilasciata a Sky dal Brasile: «Mi dispiace per la maniera in cui sono andato via, però io non ce la facevo più a stare lontano dalla mia famiglia. Con Moratti ho parlato tantissimo al telefono dopo aver deciso di tornare a casa. Lui è felice perché ho ripreso a giocare. Da parte mia gli ho chiesto scusa per il modo con cui ho lasciato l’Inter. Non volevo fare male a nessuno, al presidente, ai tifosi, alla gente in Italia, ma si era creata una situazione molto difficile. Mi dispiace». A Ibra invece non importa di cambiare casacca. Direte che il risultato è lo stesso, però...
Fonte: ilgiornale.it
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